
Verso il Final Jamboree: il percorso del team iGEM Bologna tra sfide e successi
Il team bolognese di iGEM è pronto a confrontarsi alla competizione internazionale di biologia sintetica di Parigi
Pubblicato: 17 ottobre 2025 | In Ateneo

Il team iGEM Bologna 2025 è pronto a partire per Parigi, dove dal 28 al 31 ottobre rappresenterà l’Università di Bologna al iGEM Jamboree. Si tratta del più grande evento internazionale di biologia sintetica, dove studenti e ricercatori da tutto il mondo presentano i propri progetti davanti a una giuria internazionale.
La competizione ruota attorno alla biologia sintetica, una disciplina che unisce biologia, informatica e ingegneria per progettare sistemi viventi con funzioni nuove e utili e che rappresenta un potente strumento per il futuro della ricerca.
Il gruppo dell’Ateneo di Bologna - composto da tredici studenti e studentesse di Biotecnologie, Chimica e Bioinformatica - nasce dal desiderio di “fare vera ricerca”. «Siamo abituati a un’università molto teorica, con poche occasioni per sperimentare concretamente. iGEM ci ha dato la possibilità di metterci alla prova, costruire qualcosa di nostro e trasformare la teoria in pratica», raccontano i ragazzi.
Come nasce l’idea del progetto HERO
Il progetto HERO nasce come incontro tra idee e realtà. «La prima necessità che abbiamo avuto come team Bologna», spiegano gli studenti coinvolti, «è stata di trovare docenti disposti a sostenerci, sia dal punto di vista pratico sia teorico. Abbiamo quindi iniziato a raccogliere e discutere una serie di proposte progettuali molto diverse tra loro, finché l’incontro con la prof.ssa Martina Cappelletti del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie (FaBiT) che da anni si occupa di biorisanamento ambientale, ha fatto da volano: «Con lei abbiamo individuato il ceppo batterico perfetto su cui lavorare e, paper dopo paper, discussione dopo discussione, abbiamo messo a punto il disegno del nostro progetto finale: HERO».
HERO mira a sviluppare uno chassis per il biorisanamento: in altre parole, un batterio ottimizzato per degradare inquinanti ambientali. «L’obiettivo è creare un microrganismo versatile, capace di adattarsi a diversi contaminanti e di contribuire alla depurazione di suoli e acque inquinate. Le nostre ricerche si sono concentrate sull’ampliare gli strumenti genetici, informatici e chimici disponibili per manipolare il genoma del nostro ceppo di Rhodococcus opacus. Il lavoro si articola su tre filoni principali: CAPE (Computational Assistant for Pathway Engineering), un software di predizione metabolica per identificare i geni da inserire nel genoma del nostro ceppo, HERO (High-Performance Engineered Rhodococcus opacus) il cuore del progetto di biologia sintetica e infine, HELMET (High-performance Engineered Lipase-based Monitoring for Endogenous TAGs), un biosensore per monitorare la crescita batterica e la produzione dei triacilgliceroli (importanti anche per la produzione di biodiesel)».
La sfida più grande: diventare una squadra
Il team iGEM Bologna è composto da studentesse e studenti provenienti da diversi ambiti — biotecnologie, bioinformatica e chimica — supportati da docenti e ricercatori di più dipartimenti dell’Alma Mater. La professoressa Martina Cappelletti (FaBiT) ha coordinato la parte organizzativa, affiancata dai professori Andrea Vannini e Davide Roncarati per la supervisione delle attività sperimentali. Gli advisor Pietro Di Lena (DISI) e Marilena Cortesi (DIEEI- Guglielmo Marconi) hanno seguito lo sviluppo del software, mentre la professoressa Elisa Michelini e il dottorando Robert Josue Rodriguez Arias (Dip. Ciamician) hanno collaborato alla progettazione del biosensore. Le difficoltà tecniche e organizzative non sono mancate» racconta Alice Foschi del team bolognese, «ma la sfida più grande, e al tempo stesso la più gratificante, è stata il lavoro di squadra. L’aspetto umano dell’esperienza è stato fondamentale: per un anno intero abbiamo imparato a gestire le dinamiche del gruppo, a organizzarci, collaborare e sostenerci a vicenda. Come prima esperienza in team ci sentiamo di darci un bel 8: un percorso impegnativo, ma di cui possiamo essere soddisfatti»
Verso Parigi e oltre
A pochi giorni dalla partenza per Parigi, il team racconta di sentirsi «finalmente libero e un po’ più riposato» dopo la consegna del progetto e del video di presentazione. «Ora siamo carichi e pronti per l’avventura, curiosi di confrontarci con studenti e ricercatori da tutto il mondo, vedere il frutto di un anno di lavoro e vivere l’atmosfera del Jamboree. È un mix di emozione, adrenalina e orgoglio per tutto quello che abbiamo costruito insieme, consapevoli che sarà un’esperienza che ricorderemo a lungo». Per loro, il Final Jamboree rappresenta “la ciliegina sulla torta” di un progetto che dura ormai da un anno, un’occasione per condividere la loro ricerca e, perché no, tornare anche con qualche riconoscimento. «iGEM è una grande opportunità: ci ha insegnato a lavorare in team, fare ricerca, interagire con aziende, cercare fondi e confrontarci con il mondo delle start-up e quello accademico. Non è solo una competizione, ma una vera e propria rampa di lancio professionale e personale».
Il team guarda al futuro con l’obiettivo di dare continuità a iGEM Bologna, coinvolgendo nuovi studenti e rafforzando il legame con l’Ateneo. Grazie al sostegno dei dipartimenti FaBiT e Ciamician, sperano che questa esperienza sia solo l’inizio di un percorso più ampio, capace di mostrare l’importanza dell’Università di Bologna e di far vivere agli studenti la scienza in modo concreto, tra curiosità, sperimentazione e lavoro di squadra, oltre le tradizionali lezioni frontali.
In vista della prossima edizione, il team ha già avviato il reclutamento per iGEM Bologna 2026: le selezioni si terranno lunedì 20 ottobre al plesso Navile (UE1), in aula 2B e online, dalle 14 alle 16. Sarà l’occasione per presentare il progetto e coinvolgere nuovi studenti interessati a far parte del prossimo team.